Come più volte abbiamo sottolineato, questo governo è ostaggio non soltanto del disaccordo che regna tra i due maggiori partiti che lo sostengono, Pd e Forza Italia, ma anche delle divisioni all’interno dei partiti stessi. Ne consegue che, nel tentativo di accontentare un po’ tutti, non accontenta nessuno: è il caso della Legge di Stabilità, che non piace ai cittadini, né all’Unione Europea e neppure a chi l’ha stilata.
Ora, visto che bisogna trovare quattrini a tutti i costi e riproporre l’Imu significherebbe sbattere contro il muro di Forza Italia e del Nuovo Centrodestra, Letta e Saccomanni hanno annunciato un piano di privatizzazioni di otto società del calibro di Eni e Fincantieri: si dovrebbero incassare dai 10 ai 12 miliardi di euro.
A parte il fatto che in questo momento vendere significa svendere, e non è detto quindi che si arrivi a realizzare la cifra prevista, il nostro timore è che questo sacrificio serva soltanto a ripianare debiti, mentre dovrebbe invece essere destinato agli investimenti necessari per dare slancio alla ripresa. Il dubbio è giustificato non solo dalla situazione gravemente debitoria dell’Italia, ma anche dall’assenza di un progetto di sviluppo e di crescita che in questi mesi il governo Letta non è riuscito a predisporre. Così rimarremo senza le quote che attualmente lo Stato detiene nelle società privatizzate, tapperemo i buchi pregressi ma intanto ne avremo già altri da sistemare e il Paese non avrà fatto un solo passo avanti.