Renzi lancia riforme come coriandoli a Carnevale

Non bastava l’attesa per la presentazione del Def (Documento di economia e finanza) prevista per domani, che dovrà individuare le coperture necessarie per attuare la riforma del lavoro e il taglio del cuneo fiscale: nel week end Matteo Renzi ha aggiunto altre novità quali l’abolizione delle Camere di Commercio e il ridimensionamento delle ambasciate. Come abbiamo già scritto più volte, il presidente del Consiglio non dà neppure il tempo agli italiani per riflettere sulla sostenibilità delle sue proposte che ne mette in cantiere subito altre, con la frenesia di un bambino che a Carnevale lancia manciate di coriandoli a tutti quelli che incontra. Ma Carnevale viene una volta all’anno e “semel in anno licet insanire”. Non vorremmo che il premier, dietro a quella faccia da chierichetto, celasse il mefistofelico disegno di lanciarci addosso fino al 25 maggio annunci di riforme tanto eclatanti quanto impercorribili per garantire al suo partito un bel po’ di voti alle prossime consultazioni europee, regionali e amministrative. Poi, passate le elezioni, si vedrà. Al di là dei (legittimi) sospetti, occorre comunque dire che sicuramente l’Italia necessita di un cambiamento rapido, ma non si può pensare di rivoltarla come un calzino nel giro di pochi mesi e soprattutto bisogna rifuggire dalle decisioni troppo drastiche. Un esempio. Tutti conosciamo l’esubero di personale e gli stipendi faraonici dei ministeri, però non si risolve il problema abolendo i ministeri: è sufficiente fare in modo che il numero di dipendenti sia proporzionale alla mole di lavoro e che un usciere non guadagni più di un direttore di banca. Tanto per capirci, fin dai primi giorni di pontificato Papa Francesco non ha nascosto il suo imbarazzo per i tanti scheletri nell’armadio dello Ior, l’Istituto per le Opere di Religione: dagli scandali del Banco Ambrosiano e dell’Enimont alle dichiarazioni dei pentiti di mafia riguardo al riciclaggio di denaro di Cosa Nostra. Sarebbe stato più facile cancellarlo, ma il Papa ha deciso di “esorcizzarlo” e riportarlo alla funzione per la quale era nato nel 1942. Il tutto ponderato con calma. E’ anche vero che Papa Francesco non deve fare i conti con le scadenze elettorali.

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