Senato: passa il ddl, ma anche l’odg di Calderoli

Il ddl sulla riforma costituzionale è passato, ma il governo è andato in minoranza sulla norma riguardante l’eleggibilità diretta del senatori. Una giornata convulsa, quella di ieri per la commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, che ha approvato il testo base sulle riforme voluto dall’esecutivo anche con alcuni voti di Forza Italia, che non ci sta a rinunciare alla primogenitura su questo progetto. In compenso è andato in porto per un voto l’ordine del giorno del leghista Roberto Calderoli (foto) che prevede senatori (ridotti a 151) eletti in ogni Regione e soltanto 400 deputati: si è espresso a favore anche Mario Mauro (Popolari per l’Italia), che fa parte della maggioranza. Non solo: Calderoli ha anche confidato che il ddl è passato grazie al “tradimento” di Berlusconi, che fino all’ultimo aveva esortato l’inventore del “porcellum” a tener duro per non approvare il testo del governo fino al 25 maggio, giorno delle elezioni. Il solito pateracchio. Se i membri dell’Assemblea Costituente della Repubblica si fossero comportati in questo modo, non avremmo ancora una Costituzione: invece, pur trovandosi ad affrontare un compito ben più pesante, i “Padri” hanno fatto un ottimo lavoro. Forse, se avessimo la garanzia di riuscire ad individuare dei “Padri” (e non dei Padrini) almeno credibili, varrebbe la pena di istituire una nuova Costituente (a tempo) e poi sottoporre la riforma che proporrà ad un referendum popolare. Almeno le fondamentali istituzioni italiane avrebbero una strada certa da seguire, non un percorso irto di ostacoli dovuti ai capricci, alle ripicche e agli interessi di bottega di questo o quel politico.

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