Genova sepolta dal fango, ancora una volta. Un’immagine che speravamo di non vedere più, né in Liguria né altrove. Ieri il Papa durante l’Angelus ha espresso la sua solidarietà alla città, “un’altra volta duramente colpita dall’alluvione”. E quell’espressione, “un’altra volta”, suona come una condanna a chi avrebbe dovuto intervenire già in passato ma non l’ha fatto. Anche Matteo Renzi punta il dito nella stessa direzione, i ritardi della burocrazia, i ricorsi e i controricorsi che “rendono gli appalti più utili agli avvocati che ai cittadini”. E ha garantito che i due miliardi già stanziati per il riassetto idrogeologico saranno sbloccati anche a costo di dichiarare guerra ai burocrati. Infatti, visto che questi disastri si sono verificati (e ripetuti) un po’ ovunque sul territorio nazionale, già il suo predecessore Enrico Letta aveva promesso la stessa cosa, invece siamo fermi allo status quo. Può anche darsi che in realtà questi soldi non ci siano, perchè un conto è stanziarli, un altro è trovarli; ma se ci sono e non sono stati impiegati per motivi di procedura, allora è l’ennesima prova che il nostro sistema democratico deve essere rivisto. Questa burocrazia borbonica che ha costruito percorsi minati per ogni pratica al solo scopo di tutelare la propria sopravvivenza ed i lauti guadagni (a fronte di un impegno non sempre adeguato) dei suoi rappresentanti ci sta già penalizzando in termini economici, visto che gli investitori fuggono dall’Italia soprattutto perchè sono terrorizzati dalle interminabili odissee da affrontare per aprire un’attività. Ma non è tollerabile che i mezze maniche dei vari palazzi arrivino anche a bloccare provvedimenti indispensabili per la sicurezza dei cittadini.