Tutti, quando eravamo ragazzi, ci siamo addormentati leggendo le peripezie del quattordicenne Jim Hawkins, protagonista del romanzo di Robert Louis Stevenson “L’isola del tesoro”. Adesso, che non siamo più ragazzi, non riusciamo a prendere sonno perchè siamo diventati “La penisola del tesoretto”: i nostri governanti, chi prima e chi dopo, considerato che la situazione è quella che è, tentano di farci dimenticare le nostre magagne dovute alla loro negligenza (o peggio) illudendoci con qualche “tesoretto” che ci solleverà dalla palude in cui siamo caduti. Si parte dal milione di posti di lavoro promessi da Berlusconi e si arriva a questo ultimo annuncio di Matteo Renzi: un miliardo e seicento milioni di euro che l’esecutivo ha a disposizione e deciderà come spendere. Questi “denari potenzialmente spendibili”, come li ha definiti il premier, come ogni tesoro che si rispetti sono ben nascosti. La mappa per trovarli è stata disegnata dalle ipotesi dei nostri saggi, che profetizzano un miglioramento delle prospettive di crescita dell’economia internazionale e una conseguente stima al rialzo del Pil tricolore: maggiore crescita equivale a maggiore gettito e di qui salta fuori il “tesoretto”. C’è da rallegrarsi, sperando che questa congettura si riveli esatta e che il gruzzolo sia impiegato per rabberciare il debito pubblico, sicuramente il nostro problema più assillante. Anche se l’onorevole Giuseppe Pisauro, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, smorza l’ottimismo affermando che “è prematuro pensare di utilizzare questi quattrini reputandoli già acquisiti”. Ci auguriamo che i suoi dubbi siano infondati, anche se in proposito mi viene in mente quel gioco di parole che mi propose un giorno mio nonno, “a diferensa – detto in piemontese – tra bali e cujòn”. Pensavo di trattasse di sinonimi, ma lui mi spiegò invece che”el bali son cul-i che ‘s cuntu e i cujòn son cuilà che a i cherdu”.