Una città di migranti che costa 75 milioni al mese

Dall’inizio dell’anno i migranti arrivati, e rimasti, in Italia sono 83.000: una città. Anzi, il capoluogo della mia provincia, Asti, arriva soltanto a 78.000. Stando alle scarsissime informazioni che trapelano dagli uffici competenti, il costo medio di ognuno è di circa 30 euro al giorno, per un totale di 2.490.000 euro, quindi in un mese si raggiunge quota 74.700.000. Di conseguenza la spesa annua è di 896.400.000 euro. E siamo soltanto a luglio: prima di arrivare a dicembre la “città” del 2015 diventerà più grande, senza contare le “città” che si sono create negli anni precedenti. A queste cifre occorre aggiungere gli oneri relativi al personale delle navi destinate alla raccolta dei profughi, medici ed infermieri, assistenti sociali: ma del resto, se siamo tutti consapevoli che questi esseri umani non possono e non devono essere lasciate in mezzo al mare, questo costo è inevitabile. Si potrebbe invece evitare, se i partner europei fossero meno sordi al nostro grido di dolore, l’enorme spesa derivante dalla prolungata sosta dei migranti in Italia. Questi 900 milioni di euro che, secondo un conto sicuramente approssimato per difetto, la pubblica amministrazione mette a bilancio per alloggiare e mantenere decorosamente 83.000 persone, sarebbero una risorsa per tanti italiani che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, cittadini verso i quali lo Stato ha degli obblighi di riconoscenza per aver lavorato tutta la vita, oppure giovani che vanno sostenuti, incoraggiati, tutelati. Eppure nessuno si sogna di ritoccare al rialzo le misere mensilità di certi pensionati: anzi, c’è addirittura il rischio che vengano penalizzate a causa delle difficoltà in cui si trova il Paese. E non c’è neppure la consolazione di vedere che il problema si sta risolvendo e che presto torneremo alla normalità: queste “città” di migranti diventano sempre più popolose e noi non siamo in grado di garantire un futuro dignitoso né ai suoi abitanti né, soprattutto, ai nostri figli.

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