Roma: i flash dei turisti sulle montagne di rifiuti

Roma caput mundi. La città che ha imposto le sue aquile dal Portogallo all’Azerbaigian, dalla Scozia al Nord Africa, la città dei Papi, la capitale d’Italia, un immenso museo che ti fa sentire piccolo piccolo di fronte al fascino della storia, dell’arte, della civiltà. Eppure oggi questa meraviglia costruita nei secoli è finita sulle prime pagine di autorevoli testate di mezzo pianeta per le montagne di immondizia che la deturpano. Visto che sono quasi ogni settimana a Roma per lavoro, ieri sera ho fatto una passeggiata a Trastevere, l’area dimenticata dall’Ama, la municipalizzata che dovrebbe occuparsi della raccolta rifiuti. Ho visto mucchi di sacchetti neri e azzurri: i turisti li fotografavano tentando di inquadrare nell’immagine anche la targa con il nome della via, quasi per fornire agli amici una documentazione attendibile e completa di quel singolare reportage. Naturalmente non sarà facile recuperare credibilità, sia per l’Urbe che per l’intero Paese, dopo una pubblicità del genere. E’ d’obbligo chiederci: come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto? Il motivo è lo stesso che ha portato al degrado delle istituzioni, della politica, dei valori di una società inguardabile: la sistematica ed inesorabile demolizione del concetto di democrazia, sostituito da quello che permette una scellerata libertà fatta di buone regole puntualmente ignorate e di pessime regole create appositamente per tutelare farabutti e fannulloni. Basti dire che quotidianamente un addetto alla nettezza urbana su sette è assente; basti dire che il nuovo amministratore delegato dell’Ama taglierà 500 dipendenti in tre anni, perchè evidentemente sono troppi e per pagare i loro stipendi (spesso immeritati) si lasciano in rimessa le macchine guaste: non si sono i soldi per ripararle. Il caso di Roma è lo specchio della situazione nazionale. Per anni i politici, troppo impegnati a farsi gli affari propri, hanno lasciato la gestione della cosa pubblica ai burocrati, delegati anche a piazzare in qualche modo i loro raccomandati, lo zoccolo duro della clientela elettorale. Così, dove bastavano due persone, piano piano siamo arrivati a vederne dieci, con ritmi di lavoro molto blandi e con pochissimi obblighi, blindate da contratti che le rendono inattaccabili. Ora che la situazione precipita ovunque, i politici hanno finalmente capito che non possono più fare finta di nulla: se non vogliono fare la fine del topo devono intervenire in modo deciso. Ma hanno creato un mostro talmente tentacolare che potrebbe essere strangolato solo da un governo forte di un ampio consenso popolare. E non è certo il caso di questo esecutivo.

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